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Ma quello, chi te lo ridà?

Che poi Scorre, Inafferrabile. MA QUELLO, CHI TE LO RIDÀ?

Sarà che si ha a che fare con l’orologio e gli orari da rispettare fin da quando si raggiunge un minimo di consapevolezza.  Sarà che ho 24 secondi ad azione e non posso sprecarne neanche uno.  Sarà che quando si è in famiglia si vedono un paio di rughe in più nel viso dei propri cari e ti accorgi che si va solo in avanti. Le feste hanno il potere infinito del tempo. Tutti magicamente trovano il tempo. Quel tempo che durante i giorni feriali nessuno ha: per chiamare la nonna, per stare a tavola 10 minuti in più, per stendersi sul divano e godersi un film (o 10 ore di NBA). Ultimamente, mi sembra di aver afferrato con mano l’importanza del tempo. Della sua qualità. Del fatto che una volta che è andato, è andato Per sempre.  Nessuno avrà mai il potere di fare un bel rewind sulla vita e godersi meglio gli attimi che son passati. Mai, come negli ultimi mesi, ho realizzato come tutto possa cambiare in un istante. E in parte è triste sapere che dobbiamo ritrovarci davanti a fatti importanti per capire quanto dannato tempo perdiamo in cose che, un tempo, non ce l’hanno.  In cose che possono aspettare. Che dovrebbero aspettare. In questi giorni mi è capitato di parlare con una persona sull’uso smisurato che facciamo del telefono. Ogni lunedì, di prima mattina, mi ritrovo davanti al mio utilizzo settimanale del cellulare.  Ignoro, elimino, e mi giro dall’altra parte.  Non m’interessa sapere quanto lo utilizzo. Tanto, sono convinta, non molto: scrollo quando sono in bagno come fanno tutti, qualche messaggio whatsapp, un paio di tweet. Che sarà mai? Così, nel mezzo della conversazione, ho preso in mano il telefono. Apro l’app e sgrano gli occhi. La foto sopra è lo screenshot del mio telefono ora, mentre scrivo questo post. 2 ore e 22 minuti.  C’è un confortante “-25% dalla scorsa settimana”. Dopotutto tra pranzi, cene, aperitivi, il telefono è l’ultimo dei miei pensieri. Così, la persona con cui parlavo, guarda il suo di tempo di utilizzo. Supera le 8 ore.  8 ore. OTTO ORE. Facciamo un paio di conti. Un giorno è composto da 24 ore. Teoricamente 8 di queste le impieghiamo per dormire. Ne rimangono ancora 16. Il che significa che il 50% di queste sedici ore viene speso a guardare lo schermo dello smartphone. E no: questa persona con cui parlavo non era un imprenditore, un capo di un’azienda, un blogger di professione o un agente di qualsivoglia tipo. Parliamo di una persona di vent’anni. Studente. Io sono un amante dei social. Ci trovo dentro un sacco di cose interessanti, di notizie, di belle immagini. Credo che siano una parte importante del nostro presente, che ci regala connessioni con tutti in un tempo preciso: l’istante. Ci uniscono a persone lontane, e posso vedere la faccia di mamma e papà anche dalla Francia. Se vedo una cosa bella, la fotografo e la condivido. I social sono un po’ angeli e un po’ demoni. E vanno bene così. Però… quelle “8 ore” mi hanno colpito forte, sbattendomi addosso una realtà che forse ignoravo. 8 ore, quando hai vent’anni, sembrano nulla. Anche io quando avevo vent’anni pensavo che il tempo fosse infinito e non passasse mai. Che “massì chiamo dopo la nonna e il nonno” mi sembrava normale.  Che “ok papà, non rompere se sto al telefono a tavola”.. tanto di cosa parliamo.  Che “si si, domani scrivo a quel amico che non sento da na vita.” e poi non lo faccio mai. Che a vent’anni c’è sempre un dopo, un domani, un prossimo anno. Un giorno invece ti svegli, e ne hai 31... di anni. Il nonno e la nonna non puoi più chiamarli, ma vorresti terribilmente poterlo fare. Mentre il papà e la mamma hanno un paio di rughe in più e ora sono loro che a tavola hanno il cellulare in mano: sarà che per scrivere un messaggio ci mettono quelle otto ore che tu sprechi sui social, ma ogni tanto ti viene normale dire loro “oh ma mi state ascoltando?”. Mentre quel amico ormai è perso, ha preso altre strade, e sai che non avrai più modo di riconnetterti con lui perché il tempo passato è troppo. Sicuramente fare la morale o filosofeggiare su un qualcosa di così importante come il tempo che ognuno di noi in qualche modo "spreca", ha poco senso. Ma tra un po’ inizia un nuovo anno, e con lui tutti i nostri buoni propositi.  Mi piacerebbe invitarvi ad aprire il vostro “tempo di utilizzo”, vedere quanto tempo passate sulle varie app, usare 5 minuti per pensare se davvero è così indispensabile o se dal 2020 potreste smussare un po’.  Un minuto qui, un minuto li, e senza accorgervene guadagnare un’ora da dedicare interamente a chi amate di più. Alla fine, credo sia giusto - e oggettivo - ricordare che il tempo su Internet non passa mai, e ciò che viene postato ora, lo ritrovi anche domani. Mentre il tempo di un caffè con il tuo migliore amico, del sorriso di tuo fratello o sorella, dei consigli di tua madre e tuo padre…questo tempo, che è il più importante, è anche UNICO e FINITO.

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