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Ci ho messo un po’ a metabolizzare, e a cercare di capire. E no, non ci sono riuscita. Ma forse scrivere mi aiuterà a mettere un’ordine che, a dirla tutta, sembra mancare un po’ ovunque -non solo dentro di me.
Caro Mondo, che ti sta succedendo?
Te lo chiedo perché vorrei aiutarti, e solo cercando di capire cosa stai passando posso farlo. Lo so, è un casino colossale. Questo 2020 è iniziato praticamente finendo, ed è tutto un sali e scendi: una montagna russa continua di mille emozioni, e sembra non fermarsi mai.
Abbiamo pagato per tutto questo?
Oppure questo è il prezzo che stiamo pagando per il giro di giostra avuto fino a qui?
Te lo chiedo perché vorrei davvero capire.
So che ti stiamo maltrattando, che non ci stiamo per niente prendendo cura di te. E niente, finiamo per trattarci anche tra di noi allo stesso modo: un po’ senza rispetto, un po’ senza riguardo, un po’ con il presupposto di “ci penserà un altro a far le cose nel modo giusto”.
Ti stai vendicando? Guarda che se mi rispondessi di si, non ti biasimerei. Dopotutto, ormai, sei diventato così scontato che non sappiamo più nemmeno di essere degli ospiti qui.
Pensiamo di possederti.
Pensiamo di possederci.
Pensiamo di possedere perfino gli altri.
Invece non siamo altro che un granello di sabbia, che tu puoi spazzare via quando più ti pare e piace. Ti sei ribellato con disastri naturali, con virus, con guerre, atti d’odio, e sbattendoci continuamente in faccia la nostra stupidità.
Si, hai ragione, mi sono forse espressa male. Non è che siamo tutti stupidi e menefreghisti, è che sicuramente chi lo è non si è mai fermato a far due chiacchiere con te.
Caro Mondo, ma tu lo vedi che ci ammazziamo tra di noi? E per cosa poi. Per il colore della pelle? Perché siamo tutti incredibilmente e stupendamente diversi?
Sono a 2135 metri più vicino al cielo, e da qui ti vedo in tutta la tua bellezza: quella che esisteva a prescindere da noi umani, quella che c’è sempre stata, quella primitiva.
Non dovrebbe forse questo insegnarci qualcosa? Non dovrebbe farci quantomeno capire che "siamo belli così, come siamo stati creati?"
Mi spaventa tutto quello che vedo. Mi spaventano quelle emozioni negative che si radicano dentro.
Penso a tutta quella gente che odia altra gente: sarà mica, Mondo, che odiano gli altri perché odiano se stessi?
Caro mondo, qua si vive pensando sempre che ci sarà un domani per far meglio le cose. Ma il domani se lo sta portando via l’oggi, e non so come sarai quando ti guarderò da quassù tra vent’anni. Se sarai ancora così verde, o ricoperto di fuoco-odio-e potere.
Vorrei essere in te, per capire davvero fino infondo quanto tu stia soffrendo. E so che tu non sei solo natura, non sei solo paesaggi-animali-montagne o mari.
So che sei anche l’anima che è un po’ in tutti noi.
E allora, così, mentre cammino e rischio di cadere, tra un sasso che rotola e quest’erba verde penso:
<se tutti coloro che vivono la loro vita ricoperti di odio, avvolti da coperte spinose di pregiudizi, con vestiti pesanti di prepotenza e supponenza, si svestissero della loro stessa supremazia e facessero i conti con le tue vette, forse si sentirebbero più leggeri;
se tutti coloro che pensano che uccidere i sogni degli altri, che soffocano padri e madri, che rubano i figli al presente, riuscissero a star -per quel tempo che serve ad arrivare in cima- soli con se stessi, forse piangerebbero;
se tutti noi, per un momento lungo abbastanza da far passare tutte le immagini dalla mente al cuore, capissimo quanto tutto ciò che conta davvero era qui ancora prima che noi fossimo un’idea, forse diventerebbe un po’ più nostra quella sensazione di stupore davanti alla perfezione che noi stiamo distruggendo.>
Così, a 2135 metri sopra la linea di terra, penso che tu, caro Mondo, ci stai lasciando andare. Ci stai lasciando liberi di ritornare.
Io tante cose di te non le ho ancora capite, ma mentre viaggio per ritrovarti una cosa mi è chiara come mai prima d’ora:
ogni passo che faccio verso la tua essenza, con la tua terra e quei doni che solo la natura può farci arrivare così profondamente dentro l’anima, mi sento così fortunata e allo stesso tempo così triste. Triste per tutti coloro che preferiscono il mondo insaziabile del possesso.
Solo sopra le tue cime, e in mezzo alle tue acque, coi piedi tra i sassi o ricoperti di sabbia, un uomo può capire quanto, in mezzo alla tua forza, nulla conti di chi siamo-di ciò che possediamo.
Mentre, allo stesso tempo, solo sopra le tue cime e in mezzo alle tue acque, un uomo può arrivare al punto più profondo della propria essenza:
quella che lo fa sentire -a prescindere- amato.
Amato da te.
P.S.: mentre scrivevo questo pezzo, ho ricevuto questo video, che per coincidenza esprime, e sottolinea, ancora meglio tutto ciò che volevo dire io.
4 minuti di video che valgono molto - molto - di più.
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