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Ne usciamo migliori?

Io

lo spero,

per noi.



Ricordo quando, a inizio di questa quarantena, c'era l'auspicio di uscirne migliori. Siamo passati dalla dispersione iniziale, al farci coraggio.

Abbiamo visto video emozionali sulla nostra Italia, abbiamo letto poesie che probabilmente passeranno alla storia, abbiamo scritto sentimenti, e sbattuto pentole dai balconi.

Ci siamo fatti forza dicendo che tanto noi ne usciamo sempre, in un modo o nell'altro. Che l'Italia ha visto tanti momenti difficili, ma poi si è fatta largo a testa alta.

Il tunnel che abbiamo alle spalle è lungo, e nero. Quello che abbiamo davanti sembra meno buio.

A volte sembra perfino di riuscire a vedere un pelo di luce.

E allora , adesso, è forse arrivato il momento di chiederselo. Di chiederselo davvero.


Ne stiamo uscendo migliori?


Forse questo è un post un po' provocatorio. Dopotutto, se un po' mi conoscete, sapete anche che di peli sulla lingua ne ho pochi, e sono schierata in prima linea quando si tratta di andare a fondo nelle cose.


Quindi, mi tocca chiederlo di nuovo: ne stiamo uscendo migliori?


Per rispondere, credo sia necessario guardare un po' a sé stessi, a come abbiamo impiegato questo tempo dove i muri di casa erano i nostri migliori amici, e gli unici quadri che abbiamo guardato erano quelli dentro le cornici delle nostre finestre.

Cosa abbiamo fatto per migliorare?

Abbiamo cambiato le nostre brutte abitudini?

Nel tempo che abbiamo avuto a disposizione, ci siamo presi cura di noi stessi?

Io, per la prima volta, mi son trovata senza orari da rispettare, senza allenamenti o partite, senza nulla. Eppure ora mi guardo indietro e vedo quello che ho fatto: aperto questo sito -che volevo fare da troppo tempo, letto una caterva di libri e quindi alimentato la mia curiosità, lanciato un magazine (I AMagazine) che mi ha fatto conoscere tante persone di valore. Mi sono presa cura del mio corpo, capito -e appurato- che mi piace di più il cibo sano. Medito e sogno prima di dormire.

Dicono che per far nostra una routine, per farla diventare "normale", dobbiamo ripeterla per ventuno giorni.


Ne abbiamo avuti a disposizione quasi novanta.

Cosa abbiamo ora, che non avevamo agli inizi di Marzo?

La mia parte sognante si augura che ci sia davvero stato un cambiamento. Che questo stop ci abbia insegnato qualcosa. Che nonostante le difficoltà, e il momento sicuramente impegnativo, si sia colta l'occasione per darci una marcia in più.

In un mondo che gira a velocità incredibile, è stato premuto il tasto pausa: come una frenata brusca a ridosso di un precipizio. Ci siamo fermati solo a contemplare la paura, lo sconforto, il disagio, oppure ci siamo goduti -almeno un po'- il panorama?


Spero che tutti voi possiate farvi queste domande, e realizzare che veramente qualche cosa è cambiato in voi.

Spero che nessuno abbia perso tempo. Che si sa, quello non ce lo da indietro nessuno.

Spero che quando metteremo entrambi i piedi fuori dall'ombra, saremmo almeno un po' soddisfatti di noi stessi.


Di dire che effettivamente avevamo ragione a proclamare che ne saremmo usciti migliori.

Che ne saremmo uscita A TESTA ALTA.




Tu hai aggiunto qualche buona abitudine alla tua vita? Se si, e se ti va, scrivimi e raccontamela: magari potrà essere un buono spunto per farla anche mia.

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1 Comment


Enrico Brambilla
Enrico Brambilla
Jun 01, 2020

Bellissime riflessioni, io a differenza di molti non mi sono mai fermato ,il mio lavoro mi permette di lavorare da casa.

Ho ripreso ad allenarmi a casa, continuato a studiare tedesco tutti i giorni.

Sono migliorato rispetto a prima? Forse, perché ho capito più cose su di me e sulle persone che consideravo amiche.

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